Il nuovo business degli avvocati che illude i cittadini.
Da qualche tempo a questa parte è sempre più in aumento un nuovo business: fare causa alle aziende sanitarie e ai professionisti che vi lavorano.
Più che un diritto sacrosanto del cittadino danneggiato dalla malasanità, si tratta di una sonora presa in giro da chi specula sul dolore altrui, sono i dati che parlano. Ogni anno partono circa 30.000 cause in ambito civile e poco più di un terzo in ambito penale. In circa dieci anni la malasanità ha collezionato circa 300.000 contenziosi. Purtroppo, però le cose non si concludono bene: il 95% delle cause penali si conclude con un nulla di fatto. E questo non avviene perché la macchina della giustizia non funziona ma perché spesso, spessissimo, non è semplice individuare colpe precise a carico dei professionisti sanitari.
Intanto, però, nei quattro anni di durata media di un processo, il medico (o l’infermiere) viene accusato, denunciato, diffamato, giudicato ancor prima dei giudici e poi, nella stragrande maggioranza dei casi, assolto.Naturalmente non tutti gli operatori sanitari sono sante persone che agiscono a difesa del bene supremo della vita. In questa categoria, come in tutte le altre, vi è il buono e il cattivo. Tuttavia è poco etico promuovere azioni di rivalsa di cittadini addolorati da tristi esperienze, quando è già noto al mondo intero che, se vogliono far valere le proprie ragioni, esistono i tribunali, i giudici e gli avvocati. D’altronde, il “Codice Deontologico Forense” sancisce all’articolo 37 (Divieto di accaparramento di clientela) che “[…] Costituisce infrazione disciplinare l’offerta di omaggi o prestazioni a terzi ovvero la corresponsione o la promessa di vantaggi per ottenere difese o incarichi […]”. Tutto il contrario di quanto si legge, ad esempio, sul sito del Codacons che scrive che il cittadino potrà rivolgersi ad uno dei loro legali “[…] con la sottoscrizione di un contratto che prevede il pagamento solo con una percentuale del risarcimento eventualmente ottenuto. Nulla sarà dovuto agli avvocati Codacons in caso di esito negativo del giudizio […]”.
Fonte: Infermieristica Mente