Pseudoscienza e bufale: «Fake news in sanità sono socialmente pericolose. Soluzioni facili raramente sono vere»

Paolo Attivissimo, giornalista e fondatore del blog Il Disinformatico, invita sempre a verificare le fonti.

«Moltissimi siti hanno capito che salute, sesso, soldi, sangue sono le ‘Esse’ fondamentali del giornalismo e le usano a sproposito, cioè creano delle notizie false»

Sul suo blog, Il Disinformatico, si definisce “cacciatore di bufale”. Paolo Attivissimo, giornalista, ha dedicato buona parte della sua carriera a smascherare bufale e fake news di ogni genere che hanno proliferato con l’avvento della rete. Un lavoro instancabile che gli è valso la vittoria di diversi premi (su tutti, tre volte il Premio Macchianera, gli oscar della rete, per il suo blog) e, dall’altro lato, anche diverse denunce e minacce di azioni legali.

Un’attività che ha attirato l’interesse anche delle istituzioni, tanto che l’ex presidente della Camera Laura Boldrini lo ha chiamato a collaborare ad un evento a Montecitorio denominato proprio “#BastaBufale”.

Anche in ambito scientifico il suo impegno è sempre stato volto a smascherare le tante notizie false di ambito scientifico, lavoro che ha portato avanti come membro del CICAP fondato da Piero Angela. «Io ho un metodo per scremare rapidamente le notizie vere da quelle false: le cose troppo belle per essere vere raramente sono vere», afferma Attivissimo, a margine del convegno Medicina e pseudoscienza a Roma che lo ha visto tra i relatori.


Attivissimo, lei è un esperto di fake news. Quanto sono pericolose le fake news in ambito sanitario?

«Sono molto più pericolose rispetto ad altre fake news che girano come quelle relative allo sbarco sulla luna, se siamo andati o meno. Queste sono tutto sommato cose abbastanza trascurabili: se siamo andati o no sulla luna, non muore nessuno. Invece se qualcuno comincia a mettere in giro delle storie sbagliate su terapie che non funzionano o se qualcuno, per esempio, invita a lasciar perdere trattamenti che sappiamo funzionare, questo è socialmente pericoloso. Il mio consiglio è che quando si legge qualcosa su Internet, bisogna sempre chiedersi: chi lo dice, che prove ha, che pezze d’appoggio mi può presentare? Magari è accattivante, interessante, sa raccontarla bene, ma è vero cosa sta dicendo? Io ho un metodo per scremare rapidamente le notizie vere da quelle false: le cose troppo belle per essere vere raramente sono vere».

Negli ultimi tempi in materia di salute quali sono state le fake news diventate più virali?

«Sicuramente la fake news più grave, non tanto più virale ma più pericolosa, è quella sui vaccini. La pericolosità presunta dei vaccini, il presunto legame tra autismo e vaccini che non c’è, continua ad essere nella mente di tante persone. Poi c’è l’idea che ci siano delle soluzioni alternative, facili anche a problemi meno drammatici come l’alimentazione. ‘Basta che segui il gruppo sanguigno’, ‘basta che mangi questo prodotto esotico’, ‘basta che mangi questo sale che arriva dalle montagne più lontane e cambia la tua vita’. Non funziona così. È troppo semplice. Se è semplice vuol dire che probabilmente non funziona».

Ci sono dei siti di bufale specializzati sui temi di salute?

«Si, ci sono moltissimi siti che hanno capito che salute, sesso, soldi, sangue sono le ‘Esse’ fondamentali del giornalismo e le usano a sproposito, cioè creano delle notizie false. Molti hanno capito che la salute è una cosa che inevitabilmente interessa tutti e allora hanno pensato di dedicarsi a questo settore. Ce ne sono tanti. Ed è importante per questo dire: chi sono quelli che scrivono queste notizie, c’è una firma, c’è una testata giornalistica, se scrivono qualche cosa mi rispondono quando io dico: ma da dove avete preso questa notizia?. Teniamo presente che comunque esistono delle forti spinte commerciali. Anche nelle testate convenzionali a volte escono delle notizie che non sono prese dagli articoli scientifici ma sono prese magari da un tabloid inglese che ha pubblicato una ricerca che dice: il cioccolato fa bene al cuore. Guarda caso poi vai a vedere che la ricerca è sponsorizzata da una famosa marca di cioccolato. Quindi, anche lì un pizzico di attenzione. Però alla fine il discorso è sempre lo stesso: le soluzioni facili raramente sono soluzioni».


Fonte: Sanità Informazione