Bologna, botte e sedativi nella casa famiglia degli orrori

Arrestato il titolare della struttura, ex infermiere.

Sputi, botte, contenzioni. Somministrazioni abnormi di sedativi senza prescrizione medica e, psicotropi e barbiturici di linea ospedaliera detenuti in una struttura non autorizzata. Per tutti questi motivi il gip di Bologna ha emesso quattro ordinanze di misure cautelari e una di natura patrimoniale nei confronti della casa famiglia Il fiore di San Lazzaro di Savena, del suo responsabile (ex infermiere) e di alcuni dipendenti.

Sputi, strattoni e schiaffi, pazienti legati al letto e, soprattutto, una somministrazione abnorme di sedativi. Il tutto condito da espressioni, utilizzate nei confronti degli anziani ospiti da parte del titolare della Casa famiglia Il fiore di San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, come: il modo alla fine lo trovi perché lo riduci come uno zombie e il problema è già finitoci sono i vecchietti che rompono il c…, abbaiano.

“Se campa campa, se muore arrivederci. Un rompic… in meno, faccio l’Istat e abbiamo già risolto il problema”

Per tutti questi motivi il gip di BolognaAlberto Ziroldi, ha emesso, su richiesta del pm Augusto Borghini, quattro ordinanze di misure cautelari e una di natura patrimoniale nei confronti della struttura, del suo responsabile e di alcuni dipendenti.

In particolare, il titolare della Casa famiglia, 70enne ex infermiere generico dell’ospedale Bellaria di Bologna, questa mattina è stato arrestato e portato nel carcere della Dozza, mentre la direttrice della struttura e un’operatrice socio-sanitaria sono finite agli arresti domiciliari.

Altre quattro persone, vale a dire la compagna del titolare e altre tre dipendenti della struttura, sono indagate a piede libero e la Casa famiglia è stata sequestrata e affidata all’Ausl di San Lazzaro per garantire la continuità assistenziale ai sei ospiti.

Gli otto sono indagati per maltrattamenti aggravati da futili motivi in danno di persone di minore difesa e per aver agito con abuso del rapporto fiduciario e lesioni gravi pluriaggravate, mentre per aver fornito timbro e ricettario, quindi determinando altri a commettere il reato, ovvero dirigendo l’attività delle persone che sono concorse nel reato stesso, è scattata anche per il medico della struttura l’accusa di esercizio abusivo della professione.

Operazione Fiore velenoso, le indagini dei Carabinieri partite a febbraio

Le indagini dei Carabinieri della Compagnia Bologna Centro e del Nas, svolte anche tramite intercettazioni ambientali e telefoniche, sono scattate a febbraio, dopo che, ha spiegato il tenente Emilio Lardieri, abbiamo raccolto una serie di indizi che arrivavano da varie stazioni, focalizzando l’attenzione sulla Casa famiglia, in particolare sulla somministrazione abnorme di farmaci senza prescrizione medica.

Anche i Nas, prosegue Lardieri, avevano accertato, in due controlli svolti a settembre e a febbraio, il sovraffollamento della struttura, che ospitava otto persone invece delle sei previste, e le condizioni non ottimali dei pazienti.

Da lì è scattata l’operazione “Fiore velenoso”, che ha confermato tutti i sospetti dei Carabinieri, fornendo anzi un quadro della situazione ancora peggiore. Al centro di tutto c’è la somministrazione abnorme di sedativi per rendere ‘calmi e mansueti’ i sei ospiti della struttura, di età fra i 60 e i 90 anni, a cui si aggiungono le altre vessazioni accertate dai militari, tutte rese possibili dall’esercizio abusivo della professione, quindi con l’applicazione di presidi medici da parte di persone non abilitate a farlo, vale a dire il titolare e i collaboratori, con la prescrizione e la somministrazione di farmaci da parte del titolare, che si qualificava come medico e aveva il timbro e il ricettario forniti, in cambio di denaro, dal medico compiacente, e con la falsificazione delle schede dei pazienti.


Fonte: Nurse24.it