L’OSS e le emergenze nelle calamità

Negli ultimi anni è stato possibile assistere ad un considerevole aumento di eventi catastrofici, causati da diversi fattori che spesso sono concause.

Tra questi si può annoverare  lo sviluppo tecnologico,  che comporta l’incremento di disastri di sempre più ampia portata,  i cambiamenti climatici, che provocano una riduzione della stabilità e della prevedibilità dell’ecosistema mondiale, ed infine la condotta negligente dell’uomo, che spesso costruisce agglomerati urbani in luoghi poco sicuri, come i letti prosciugati dei fiumi.

Spesso la combinazione di questi fattori provoca l’insorgere delle situazioni più disastrose, e questa disamina non è certamente esaustiva per le vittime. Indipendentemente dall’origine di questi eventi, ogni catastrofe  comporta un massiccio impiego di personale specializzato,  pronto a prestare aiuto alle popolazioni colpite.  Si può registrare periodicamente l’impiego di centinaia di professionisti che, dato il difficoltoso incarico e le dubbie condizioni d’impiego, hanno bisogno di una formazione continua.

Il presente articolo vuole esaltare l’impegno di ogni professionalità impiegata nell’ambito delle emergenze, con particolar riferimento all’ OSS.

Ciascun professionista che affronta le problematiche relative agli eventi calamitosi, deve essere in grado  di fronteggiare il disastro con l’ausilio di  strumenti, capacità e competenze necessarie sia a rispondere prontamente ai primi bisogni della comunità colpita, che a far fronte al pesante impatto emotivo che tale lavoro comporta.  Pertanto esistono delle metodiche utilizzate per far fronte ai traumi e ai disagi delle vittime.

L’OSS, in tale contesto, collabora con gli altri professionisti, tra cui i medici, gli psicologi, gli infermieri.

L’OSS è una figura professionale con una solida preparazione teorica e certamente una buona formazione pratica sul campo che consentono a questa figura di aiutare con successo chi si trova in situazioni di disagio dovuto all’esperienza diretta o indiretta con le calamità naturali.

Lo scopo dell’aiuto in emergenza  è quello di migliorare la capacità dell’individuo di affrontare il disastro e tutto ciò che comporta.

La preparazione teorica, il rigore metodologico, ma soprattutto la profonda capacità di comprendere e aiutare l’altro sono le qualità che caratterizzano questo professionista.

Non si tratta di un semplice incarico di soccorso, perché nelle emergenze l’OSS aiuta la persona a trovare dentro di sè le risorse per utili ad affrontare le difficoltà che si collegano all’evento calamitoso e lo supporta nei bisogni essenziali, tra cui l’igiene, la somministrazione degli alimenti e l’allestimento dei letti nelle strutture di fortuna.

C’è da aggiungere che  se in passato l’OSS era orientato esclusivamente all’aiuto “pratico”,  in un quadro complesso come quello delle calamità il professionista  rivolge il suo intervento alle persone di ogni età e si avvale di tecniche proprie ed esclusive, capaci di sviluppare le potenzialità del soggetto e di aiutarlo a superare difficoltà della circostanza.

Si vuole infatti sottolineare, nel presente articolo, il valido supporto dell’ OSS a tutte le persone coinvolte nelle calamità.

Per poter portare avanti il compito così delicato dell’aiuto, dunque, non è sufficiente la scelta di semplice personale qualificato.

Il compito più particolare di questi professionisti, è quello di ridare un’esistenza “ tranquilla” alle persone sconvolte da un disastro, sviluppando una nuova sensibilità nell’ambito delle metodologie di aiuto delle vittime.

Questo articolo rappresenta un tentativo di far luce su alcuni elementi e caratteristiche della professione dell’ OSS nelle emergenze e del suo ruolo specifico dopo gli eventi calamitosi.

Si evidenzia una forte mancanza di conoscenza sull’argomento, nonostante le esperienze dei disastri siano ormai molteplici e diffuse a livello globale tanto da conglobare l’intervento di professionisti di diverso profilo.

Ovviamente ogni strumento, ogni metodo deve  tener conto della precarietà sia strutturale che ambientale in cui spesso ci si trova ad operare dopo i disastri.

Non vengono poi trascurate le esigenze del professionista, poiché  l’utilizzo dette tecniche di aiuto deve essere modulato anche in base alla fase temporale in cui ci si trova: prima, durante o dopo un’emergenza.

Chiaramente se si parla di “aiuto dell’ OSS” si mette in evidenza l’opera dei professionisti “dopo “ il disastro, con le principali problematiche emotive, sociali e relazionali connesse al lavoro nel campo dell’emergenza.

In tal senso, oltre all’intervento di aiuto “pratico”, si lavora anche sul supporto psicologico,  e sul sostegno alla comunità.

Certamente, dopo un disastro, in un clima di ascolto attento e partecipe, di profondo rispetto e comprensione  del disagio  vengono supportati avvalendosi di esclusive tecniche professionali che consentano di compiere un cammino di consapevolezza dei propri bisogni, nonostante la particolarità della situazione, delle proprie potenzialità e delle proprie risorse personali.

Si mette in evidenza il percorso di sviluppo di resilienza e strategie di coping , attraverso l’analisi della portata emotiva degli eventi e degli interventi.

Quando si parla di disastri è necessario aver rispetto chi subisce gli effetti di una realtà devastante e di chi interviene per cercare di ripristinare la normalità.

Si ricordi che l’OSS è il professionista che congiunge due sfere , quella “socio” e quella “sanitaria”…. In una sola parola è l’operatore dell’aiuto.

Dott.ssa Rossana Costantino

 

 

SONO UN OSS…

Sono un OSS, non semplicemente OSS, ma un operatore socio sanitario.

La figura dell’OSS nasce nel 2001 con l’accordo Stato-Regioni, Province autonome Trento e Bolzano. Tramite corso di formazione professionale, con personale qualificato nel settore sanitario, docente universitari; vengono formate delle persone alle quali viene rilasciato un attestato di qualifica, non un semplice attestato , ma un qualcosa che apre le porte professionalmente ed umanamente verso un mondo lavorativo che si impara a conoscere e ad amare ogni singolo giorno entrando in una realtà vera e straordinaria.

Partiamo dal fatto che prima della figura dell’OSS c’erano altre figure (alcune di esse ancora esistenti) i vecchi ausiliari, gli OTA, gli OSA, l’infermiere generico stesso è una figura ormai quasi inesistente.

La nostra figura, OSS, si è evoluta negli anni, con competenze più responsabili e mirate al sostegno di quelle figure sanitarie ed universitarie; infermieri, medici, ostetriche e così via.

Si parla di evoluzione della figura, ma su alcuni contesti la parola evoluzione è sconosciuta o si finge di non conoscerla, soprattutto al SUD.

NOI OSS, QUESTI SCONOSCIUTI.

Chi sono? Chi siamo? Che ruolo rivestiamo?

Siamo come formiche silenziose, diventate disponibili per il benessere Psico-Fisico del persone assistite. Capace di: perseguire un obiettivo da raggiungere insieme all’equipe di appartenenza, di applicare le varie procedure apprese su indicazione dell’infermiere, di valutare se il lavoro svolto è stato o meno efficace ed in caso migliorarci.

Quello che più piace e gratifica l’essere OSS è il rapporto che si instaura col paziente, si entra e si esce dalla sua vita in punta di piedi, lo si accompagna e lo si aiuta a seconda delle sue esigenze finchè è necessario.

Il rapporto che si instaura col paziente può diventare importante poiché potrebbe permetterti di conoscere piccole variazioni nel suo stato di salute, che successivamente ti permette di comunicarlo all’infermiere.

Ciò che è importante in questo lavoro e la collaborazione tra le figure sanitarie e figure di supporto, ognuno riveste il suo ruolo con le proprie competenze e nel rispetto reciproco. Tra le competenze dell’OSS bisogna soddisfare i bisogni del paziente che per svariati motivi si ritrova a dover affrontare ricoveri, malattie, degenze a volte abbastanza lunghe. Il relazionarsi a fronte di queste problematiche è di grande importanza a fronte di tutte quelle necessità, dubbi e paure che il più delle volte non si riesce a gestire. Spesso si sente: che resposabilità ha l’OSS?  Riveste una grande responsabilità, quella di collaborare, cooperare e operare con figure professionali.

Abbiamo parlato di evoluzione, quell’evoluzione che non ha lo stesso significato per tutto il Territorio, cosicché tanti sono costretti a partire, allontanarsi dalla propria terra, dove la figura è poco conosciuta o mal conosciuta. Mentre in altre zone del Territorio questa figura è entrata a pieno ritmo e regime, dove ogni esperienza rende unica la vita lavorativa fatta di grandi sacrifici. Lasciare la propria casa, la propria famiglia, i propri figli e vivere in situazioni non sempre facili di accoglienza o adattamento sia nelle città di adozione sia nell’ambiente di lavorativo, a volte ostile nei confronti di chi arriva considerandoci come degli intrusi, degli estranei pronti a togliere il posto a qualcuno. Ambienti ostili, ma che col tempo sono diventati ambienti famigliari nei quali siamo riusciti a farci amare ed apprezzare, ma con la speranza di tornare a casa, con la speranza che anche il SUD ci accolga, riconosca e rispetti a pieno la nostra figura. Caro SUD siamo OSS, cara Sanità del SUD siamo utili anche tra le corsie dei vostri ospedali, vogliamo che conosciate al meglio la nostra collaborazione. Il pazienta ha bisogno di NOI, il sistema ha bisogno di NOI.

Imperia Di Bella

Come siamo arrivati alla figura dell’O.S.S.?

Per comprendere al meglio, come si è giunti all’attuale figura dell’ Operatore Socio Sanitario (O.S.S.), è necessario passare rapidamente in rassegna tutta l’evoluzione    storico-normativa.

  • L’AUSILIARIO PORTANTINO

Istituito con il Dpr n. 128/69: la figura Ausiliario-portantino e’ storicamente presente negli ospedali ed ha sempre svolto mansioni esecutive e semplici. Prevalentemente: pulizia ambienti – trasporto materiale – prestazioni manuali.

  • L’AUSILIARIO

Il successivo contratto dì lavoro del 1979 distinse con precisione “l’addetto esclusivamente alle mansioni di pulizia” con inquadramento al 1° livello retributivo. L’attività era caratterizzata da una:
– Autonomia operativa nei limiti dell’esecuzione delle prestazioni proprie, soggette a controllo diretto;
– Responsabilità limitata alla corretta esecuzione delle prestazioni nell’ambito delle istruzioni ricevute.

  • L’AUSILIARIO SOCIO SANITARIO

Nel periodo successivo, si è avvertiva l’esigenza di definire una figura distinta da questa, con una propensione assistenziale verso il paziente.
Nel 1980 con I’ ANUL (Accordo Nazionale Unico del Lavoro per il personale Ospedaliero) si distinsero due figure di ausiliario:

• l’ausiliario socio sanitario (con un breve corso di addestramento gli vennero ampliate le competenze ed inquadrato al 2° livello retributivo) e si occupava delle:                                                                                    – attività alberghiere
– rispondere ai campanelli, portare pappagalli, padelle, rifare i letti non occupati.

  • L’AUSILIARIO SOCIO SANITARIO SPECIALIZZATO

(Con un ulteriore corso di addestramento gli vennero ampliate le competenze ed inquadrato al 3° livello retributivo) e si occupava della:
– attività alberghiera;
– pulizia della stanza del paziente;
– trasporto degli infermi ed accompagnamento dei deambulanti con difficoltà;
– collaborazione con il personale infermieristico nella pulizia dell’ammalato allettato e nelle manovre di posizionamento nel letto;
– responsabilità della corretta esecuzione dei compiti che gli sono stati affidati dal Caposala o dall’Infermiere Professionale di turno;
– partecipazione alla programmazione degli interventi assistenziali per il paziente.

  • OPERATORE TECNICO ADDETTO ALL’ASSISTENZA (O.T.A.)

Il D.P.R. 28 novembre 1990 N° 384 ne istituisce la qualifica, il D.M. 295/91 ne regolamenta i corsi di qualificazione.
Opera sotto la diretta responsabilità del Caposala o dell’Infermiere Professionale per quanto attiene ai compiti assistenziali.
Una certa autonomia viene a lui concessa solo per quanto attiene le mansioni alberghiere.
La nascita di questa figura trova la sua ragione nella complessità del lavoro assistenziale che risente dei progressi tecnico-scientifici e delle richieste di cura di una popolazione sempre più anziana e affetta da più patologie concomitanti (miglioramento della qualità della vita).
Le vere uniche mansioni di carattere assistenziali espletate in collaborazione e su indicazione dell’infermiere sono solo tre:
• rifacimento del letto occupato
• igiene personale dei paziente
• posizionamento e mantenimento delle posizioni terapeutiche
in collaborazione= presenza di un infermiere professionale (attività assistenziali svolte da almeno 2 operatori).
su indicazione= il termine riconduce al concetto della delega di specifiche attività da parte dei personale infermieristico.

  • L’OPERATORE SOCIO SANITARIO (O.S.S.)

La figura dell’O.T.A. si è dimostrata non adeguata sia per i limiti derivati dali’ambito di competenza, solo sanitaria, sia per il suo scarso inserimento nelle strutture socio-sanitarie.
Così, dopo dieci anni, nasce un’altra figura: l’Operatore Socio Sanitario. Le motivazioni possono essere così enunciate:
1. La crescita della domanda sanitaria, determinata da una serie di elementi:
– l’aumento della popolazione anziana,
– l’evoluzione scientifica e tecnologica;
– domande di prestazioni sempre più qualificate
2. La carenza del numero di Infermieri.
3. Lo sviluppo della Professione Infermieristica con un accrescimento del patrimonio delle conoscenze grazie anche alla formazione universitaria.

Accordo Stato-regioni del 26 Gennaio 2003

Disciplina la Formazione Complementare in assistenza sanitaria della figura dell’O.S.S. al fine di consentire allo stesso di COLLABORARE con l’Infermiere Professionale o l’Ostetrica e di svolgere alcune attività assistenziali in base all’organizzazione dell’Unità funzionale di appartenenza e conformemente alle direttive del responsabile dell’assistenza infermieristica o ostetrica sotto la supervisione della stessa.Profilo professionale dell’Operatore Socio-sanitario con formazione complementare (O.S.S. con F.C.):

-mantiene tutti i compiti previsti per l’O.S.S.;

-svolge alcune attività aggiuntive in ambito assistenziale, igienico-sanitario, diagnostico e terapeutico.

Quando fu istituito il Sistema Sanitario Nazionale?

Istituzione del S.S.N. (1978 -1999)

• Il Servizio sanitario nazionale (S.S.N.) fu istituito nel 1978 dalla legge del 23 Dicembre 1978, n.833 (per l’iniziativa del ministro della Sanità Tina Anselmi, nel governo Andreotti).
• Ispirato al National Health Service (NHS) del Regno Unito e alla Costituzione poggiava sui principi dell’universalità del servizio e dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla sua erogazione.
• La 833/78 articolava il sistema in tre livelli: quello centrale (lo Stato), quello periferico (i comuni), e quello intermedio tra i due suddetti (le Regioni).
A livello centrale dovevano decidersi la programmazione e le risorse. A livello periferico spettava ai comuni, singolarmente o associati, esercitare le proprie funzioni in materia sanitaria attraverso apposite Unità sanitarie o socio-sanitarie locali (USL o USSL) guidata da un comitato di gestione composto da politici eletti nelle liste dei partiti.

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