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Colesterolo alto. Tutti i rischi di un nemico “silenzioso”

«Con l’ipercolesterolemia maggiore suscettibilità a sviluppare malattia di Alzheimer e patologie neurodegenerative».

Emanuele Marzetti, geriatra del Policlinico A. Gemelli di Roma, rivela alcuni dati emersi da una recente ricerca, a cui egli stesso ha contribuito, spiegando definizioni e rischi di un colesterolo fuori controllo.

Il colesterolo alto è considerato tra i nemici numero uno della salute. Ma quando bisogna davvero avere paura?

«Il colesterolo è una sostanza che serve per vivere. Non va demonizzato. Non è il male assoluto. Diventa pericoloso quando i valori superano il livello di guardia nel sangue, cioè di 200 mg/dL. Al di sotto di questo valore non rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare, è anzi un elemento fondamentale per la buona salute».

Ci sono dei campanelli che ci mettono in allerta quando il livello nel sangue supera un certo valore?

«Purtroppo no. Fino ad un valore di 300-350 mg/dL non si hanno sintomi e quindi l’unico modo per poter conoscere il proprio livello di colesterolemia è misurarla con un esame specifico. In alcuni soggetti, e in presenza di valori molto più alti,  è possibile notare delle macchie giallognole intorno alle palpebre. Si chiamano xantelasmi e sono degli accumuli di colesterolo a livello cutaneo e sottocutaneo».

Quali sono i rischi di un colesterolo fuori controllo?

«In prevalenza sono di natura cardiovascolare. Si tratta di malattie delle coronarie, la cui manifestazione più grave è l’infarto del miocardio. Le arterie degli arti inferiori, inoltre, possono restringersi creando una condizione di arteriopatia obliterante degli arti che, nei casi più estremi, può richiedere l’amputazione. Ancora, un altro effetto può essere l’ictus cerebrale. Queste sono le tre conseguenze classiche di un cattivo controllo del colesterolo. Ma nel corso degli ultimi anni sono emerse anche altre possibili complicazioni come, ad esempio, una maggiore suscettibilità a sviluppare la malattia di Alzheimer. Ne consegue che, grazie alle più recenti acquisizioni scientifiche, i fattori di rischio cardiovascolari, non sono più correlati soltanto allo sviluppo di malattie cardiovascolari in senso stretto, ma anche a patologie di natura neurodegenerativa come, appunto, la malattia di Alzheimer».


Fonte: Sanità Informazione