Lavarsi le mani salva la vita: sì, ma come? Ecco come fare.
Perché, in occasione della recente Giornata mondiale per l’igiene delle mani, è bene ribadire le poche semplici regole messe in campo dalle istituzioni sanitarie, a cominciare dal WHO, e spesso ignorate da tanti.
La soluzione principale è lavarsi le mani con acqua calda e abbondante sapone, per almeno 40 secondi, meglio per 60 secondi. Per avere una quantificazione del tempo necessario c’è un piccolo trucco diventato noto anche per un celebre film. Basta canticchiare, anche mentalmente, la canzoncina “Tanti auguri a te…” mentre ci si lavano le mani, ed ecco che i 40/60 secondi saranno trascorsi.
Fondamentale poi strofinare bene e dappertutto, le dita e il palmo della mano, e non va trascurato il dorso. Finire asciugando poi con un asciugamano di casa o di carta monouso. Una valida alternativa al sapone e all’acqua quando si è lontani da un bagno è una soluzione a base alcolica, che è molto efficace per eliminare i microrganismi presenti sulla pelle senza alterare il manto idrolipidico, costituito da acqua e grassi, che la protegge. Con le mani perfettamente asciutte si versano circa 3 ml di soluzione alcolica scegliendo una pratica soluzione in gel da strofinare su palmo, dorso e punta delle dita per circa 30-40 secondi e fino alla completa asciugatura del prodotto.
Ancora più importante è questo gesto per gli operatori sanitari. È la stessa Oms a ricordare cinque semplici operazioni (come cinque sono le dita di una mano) utili a tutti ma soprattutto agli operatori sanitari. Bisogna ricordarsi di pulire le mani: 1) prima di toccare un paziente o un malato; 2) prima delle procedure asettiche; 3) dopo l’esposizione a liquidi corporei; 4) dopo aver toccato un paziente; 5) dopo es
sere venuti a contatto con l’ambiente in cui si trova la persona malata.
«Ogni anno le malattie diarroiche e le infezioni respiratorie acute sono responsabili della morte di oltre 3,3 milioni di bambini sotto i cinque anni» dichiara il Presidente dell’UNICEF Italia Vincenzo Spadafora. «Lavarsi le mani con acqua e sapone specialmente in alcuni momenti critici – dopo aver usato i servizi igienici e prima di toccare gli alimenti – contribuisce a ridurre l’incidenza delle malattie diarroiche di oltre il 40% e le infezioni respiratorie acute del 23%. Eppure questo semplice comportamento non viene praticato regolarmente».
«Il lavaggio delle mani con il sapone è uno degli interventi sanitari più efficaci e meno costosi per prevenire malattie infettive nei Paesi in via di sviluppo, ma è una buona pratica da consolidare anche nei Paesi ricchi», aggiunge Spadafora. «Possiamo fare molto contro le due principali malattie killer dell’infanzia: la polmonite, che uccide ogni anno 1,8 milioni di bambini sotto i 5 anni e la diarrea, che uccide 1,5 milioni di bambini».
Eppure, nonostante il suo potenziale “salva-vita”, la pratica di lavarsi le mani con il sapone non è molto diffusa. Nonostante il sapone sia disponibile nella maggior parte delle famiglie di tutto il mondo, i dati rivelano che il tasso di utilizzo del sapone nei momenti in cui sarebbe indispensabile farlo (prima di cucinare o consumare pasti, dopo le funzioni corporali, al momento del parto, ecc…) oscilla tra lo zero e il 34%.
La Giornata è anche occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa pratica igienica con iniziative originali e il coinvolgimento diretto dei bambini. Lo scorso 15 ottobre, al Nehru Stadium di Chennai, in India, 15.115 persone si sono lavate le mani contemporaneamente, entrando nel Guinness dei primati per questa inedita e insolita specialità.
Della importanza di questo semplice gesto ne ha parlato ai nostri microfoni anche la Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Roberta Siliquini.