Operatori sanitari infetti, Inail: è infortunio sul lavoro

I contagi da nuovo Coronavirus di medici, infermieri e altri operatori dipendenti del Servizio sanitario nazionale e di qualsiasi altra struttura sanitaria pubblica o privata assicurata con l’Inail, avvenuti nell’ambiente di lavoro o a causa dello svolgimento dell’attività lavorativa, sono tutelati a tutti gli effetti come infortuni sul lavoro. Lo ha specificato proprio l’Inail in una nota indirizzata alle strutture centrali terriotriali.

Infezione da Covid-19 per sanitari tutelata come infortunio sul lavoro

Medici, infermieri, operatori socio sanitari e tutti gli operatori di qualsiasi struttura sanitaria pubblica o privata che abbiano contratto il coronavirus – in presenza di un rischio specifico commisurato in base al dato epidemiologico territoriale – saranno equiparati agli infortunati sul lavoro nel caso in cui sia accertata (o anche solo presunta) l’origine professionale del contagio, avvenuto nell’ambiente di lavoro o per causa determinata dallo svolgimento dell’attività lavorativa.

L’Azienda sanitaria locale o la struttura ospedaliera/sanitaria privata di appartenenza del personale infortunato, in qualità di datori di lavoro pubblico o privato, debbono assolvere all’obbligo di effettuare, come per gli altri casi di infortunio, la denuncia/comunicazione di infortunio all’Inail. Resta fermo, inoltre, l’obbligo da parte del medico certificatore di trasmettere all’Istituto il certificato medico di infortunio.

Sono tutelati dall’Inail anche gli eventi infettanti accaduti durante il percorso casa lavoro e viceversa, configurabili quindi come infortuni in itinere.

L’OSS E IL PAZIENTE RADIOATTIVO

La presenza di operatori socio sanitari (oss/osss) all’interno di una unita’ operativa complessa di medicina nucleare o in divisioni diverse dove siano presenti pazienti che sono stati sottoposti ad indagini con somministrazione di radioisotopi (pet-scintigrafie -datscan ecc …) Impone ai responsabili di tali servizi e/o divisioni, la necessita’ di fornire elementi e informazioni utili affinche’ l’operatore non venga esposto alle radiazioni emesse dal paziente o dai suoi escreti.

Nel corso di tali indagini infatti, non e’la macchina ad emettere radiazioni, ma lo stesso paziente/utente che proprio per la peculiarita’ del lavoro svolto dall’oss, se non e’in grado di svolgere le sue normali attivita’ di vita (lavarsi, mobilizzarsi, nutrirsi ecc …), necessita di tutto il sostegno ed aiuto dell’operatore che si sostituisce a lui nel quotidiano impegno lavorativo.

E’dunque necessario attuare precauzioni che tutelino l’operatore che si trova a dover gestire tali attivita’.

A tal proposito occorre distinguere l’oss che opera in una u.o.c.di medicina nucleare, da quello che opera in divisioni diverse dove il paziente si trova in regime di ricovero, soprattutto quello alllettato.

Infatti, mentre il primo e’provvisto di dosimetro e sottoposto ai controlli medici previsti dalla normativa, il secondo spesso non sa neppure le regole di base per gestire il paziente radioattivo.

Di seguito sara’riportato uno schema utile a tale scopo cosicche’ si possa avere un quadro piu’ chiaro di come debba procedere nell’espletamento delle proprie attivita’ tale figura.

 

 

OSS/OSSS DI MEDICINA NUCLEARE OSS/OSSS DIVISIONE
Limitare il tempo di esposizione Idem
Aumentare la distanza dal paziente e/o dai suoi escreati Idem
Le urine e/o gli escreati convogliano direttamente dai bagni (zona calda) direttamente in vasche di raccolta Le urine e gli escreati vanno raccolti in contenitori tenuti lontano dagli altri, da chiudere e smaltire dopo 24 h
Indossare DPI di protezione adeguati al tipo di radiazioni Gestire il paziente avendo cura di indossare i DPI così da evitare che possa essere contaminata la divisa abituale
In caso di contaminazione, lavare attentamente e a lungo le mani con acqua e sapone Idem
Accanto al letto del paziente porre un contenitore per rifiuti speciali da utilizzare per smaltire eventuali fazzoletti, stoviglie monouso, medicazioni, sacche delle urine, deflussori, materiali che sono stati a contatto con il paziente
E’ buona regola utilizzare padelle e/o storte contrassegnandole (es. bollino rosso adesivo) che verranno poste lontano dalle altre in uso
Eventuali medicazioni vanno rimosse manipolando il materiale con pinze a manico
Il trasporto del paziente dalla U.O.C. di Medicina Nucleare al reparto di provenienza, va eseguito dall’operatore che avrà cura di mantenere la distanza di un metro specie in ascensore
I parenti del paziente vanno informati sul comportamento da tenere durante l’orario delle visite.

Va vietato l’ingresso alle donne in stato di gravidanza e ai bambini

Sarebbe auspicabile porre il paziente in camera singola o comunque ad una distanza da altro paziente di almeno due metri

 

 

Le precauzioni descritte non devono indurre a facili allarmismi poiché conoscere le corrette procedure si trasforma in comportamenti corretti e rischi nulli sia per l’operatore che per il paziente/utente.

Alla base di ogni gesto deve esserci, sempre, il riconoscere la dignità di chi ci viene affidato affinchè non si senta un pericolo per gli altri e per se stesso.

 

Articolo scritto dalla Dott.ssa Sardella

Violenza su operatori sanitari e sociosanitari. Pene fino a 16 anni e sanzioni da 500 a 5.000 euro. Le aziende dovranno costituirsi parte civile. Ecco il testo pronto per l’esame dell’Aula

Modificato il codice penale, estese le stesse pene previste nell’ipotesi di lesioni personali cagionate a un pubblico ufficiale al personale esercente una professione sanitaria o socio sanitaria nell’esercizio delle sue funzioni. Tra le circostanze aggravanti ci sarà l’avere agito in danno degli esercenti nell’esercizio delle loro funzioni. I reati di percosse e lesioni saranno procedibili d’ufficio. Queste alcune delle novità introdotte dalle Commissioni Giustizia e Affari Sociali. Il ddl è atteso in Aula alla Camera a marzo. Ecco in anteprima il testo emendato. IL TESTO

19 FEB – No alla qualifica di pubblico ufficiale a medici e personale sanitario e socio sanitario in servizio, ma sì a tutte le tutele che la qualifica di pubblico ufficiale comporta, ossia procedibilità di ufficio e aggravio delle pene per chi commette aggressioni ai loro danni. Inoltre, nei processi di aggressione nei confronti dei propri operatori sanitari nell’esercizio delle loro funzioni, le Aziende sanitarie avranno l’obbligo di costituirsi parte civile. Queste le principali modifiche apportate la scorsa settimana nel corso dell’esame, da parte delle Commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali, al ddl contro la violenza sugli operatori sanitari e sociosanitari, già licenziato dal Senato nei mesi scorsi.

Dopo alcuni giorni di attesa, ecco in anteprima il testo emendato pronto per l’esame della Camera, previsto per il prossimo marzo.

L’articolo 1 definisce l’ambito di applicazione del provvedimento, indicando quali soggetti interessati quelle professioni sanitarie e socio sanitarie individuate dalla legge Lorenzin (3/2018).
Con l’articolo 2 viene istituito presso il Ministero della salute, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie. Lo stesso decreto dovrà inoltre definire la durata e la composizione dell’Osservatorio, prevedendo la presenza di rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale, delle regioni, di un rappresentante dell’Agenas, di rappresentanti dei Ministeri dell’interno, della difesa, della giustizia e del lavoro, degli ordini professionali interessati, delle organizzazioni di settore, delle associazioni di pazienti e di un rappresentante dell’Inail, nonché le modalità con le quali l’organismo dovrà riferire, annualmente, sugli esiti della propria attività ai Ministeri interessati.

Più in particolare, all’Osservatorio verranno attribuiti i seguenti compiti:
a)
 monitorare gli episodi di violenza commessi ai danni degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni;
b) monitorare gli eventi sentinella che possano dar luogo a fatti commessi con violenza o minaccia ai danni degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni;
c) promuovere studi e analisi per la formulazione di proposte e misure idonee a ridurre i fattori di rischio negli ambienti più esposti;
d) monitorare l’attuazione delle misure di prevenzione e protezione a garanzia dei livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, anche promuovendo l’utilizzo di strumenti di videosorveglianza;
e) promuovere la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie, anche nella forma del lavoro in équipe;
f) promuovere corsi di formazione per il personale medico e sanitario, finalizzati alla prevenzione e alla gestione delle situazioni di conflitto nonché a migliorare la qualità della comunicazione con gli utenti.

All’articolo 3 si prevede che il Ministro della salute dovrà promuovere iniziative d’informazione sull’importanza del rispetto del lavoro del personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria, utilizzando le risorse disponibili a legislazione vigente per la realizzazione di progetti di comunicazione istituzionale.

Si arriva così al ‘cuore’ del provvedimento. Con l’articolo 4, infatti, si va a modificare il codice penale. Più in particolare, all’articolo 583-quater del codice penale viene aggiunto un nuovo comma con il quale vengono estese le stesse pene previste nell’ipotesi di lesioni personali cagionate a un pubblico ufficiale al Personale esercente una professione sanitaria o socio sanitaria nell’esercizio delle sue funzioni o a causa di esse nonché a incaricati di pubblico servizio nello svolgimento di attività di cura, assistenza sanitaria e di soccorso. Le pene sono reclusione da 4 a 10 anni per lesioni gravi e da 8 a 16 anni per le lesioni gravissime.

L’articolo 5 introduce poi, tra le circostanze aggravanti comuni del reato, l’avere agito, nei delitti commessi con violenza o minaccia, in danno degli esercenti le professioni sanitarie o socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni.

Inoltre, con l’articolo 6, si prevede che i reati di percosse (articolo 581 c.p.) e lesioni (articolo 582 c.p.) siano procedibili d’ufficio quando ricorre l’aggravante del fatto commesso con violenza o minaccia in danno degli operatori sanitari e socio-sanitari.

All’articolo 7 viene fatto obbligo alle Aziende sanitarie di costituirsi parte civile nei processi di aggressione nei confronti dei propri esercenti le professioni sanitarie, socio-sanitarie o sociali nell’esercizio delle loro funzioni.

Tra le misure di prevenzione, disciplinate dall’articolo 8, si chiarisce che le strutture dovranno prevedere nei propri piani per la sicurezza misure volte a inserire specifici protocolli operativi con le forze di polizia, per garantire interventi tempestivi.

L’articolo 9 istituisce una “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”, per sensibilizzare la cittadinanza ad una cultura che condanni ogni forma di violenza, da celebrare annualmente in apposita data da fissare con decreto del Ministro della salute, di concerto con i Ministri dell’istruzione e dell’università e della ricerca.

All’articolo 10 si prevedono poi delle sanzioni amministrative. Qui si spiega che, salvo che il fatto costituisca reato, chiunque tenga condotte violente, ingiuriose, offensive o moleste nei confronti di personale esercente una professione sanitaria o socio sanitaria o di incaricati di pubblico servizio presso strutture sanitarie e socio sanitarie pubbliche o private, sarà soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 500 a euro 5.000.

Infine, l’articolo 11 reca una clausola di invarianza finanziaria.

Giovanni Rodriquez

19 febbraio 2020

Gravi disagi per gli OSS alla ASP di Messina

Gravi disagi per i nuovi OSS assunti dalla ASP di Messina

ASP di Messina: Scoppia il caso degli Operatori socio sanitari “facchini” all’ospedale di Taormina.

TAORMINA – In ritardo di anni arrivano gli OSS anche all’ospedale di Taormina. Sono i 47 nuovi operatori socio sanitari giunti alla ASP di Messina da tutta Italia attraverso un bando di mobilità regionale e interregionale.

Quella che sembrava un’ottima notizia rischia però di trasformarsi in una vera e propria beffa perché stando a quanto denunciato da loro stessi, i nuovi operatori socio sanitari vengono impiegati impropriamente per attività di facchinaggio e magazzino.

La denuncia ricevuta dalla nostra redazione da parte di alcuni colleghi OSS che pur volendo rimanere anonimi temendo ripercussioni, non usano mezzi termini è chiara ed inequivocabile: Ci usano come facchini! Dobbiamo scaricare quotidianamente interi bancali dai camion, movimentarli e trasportarli fino nei reparti. Veniamo impiegati prevalentemente in attività che poco o nulla hanno a che fare con il nostro profilo professionale. Non siamo operai ne tantomeno facchini. E già abbiamo interpellato i sindacati. Dopo anni di sacrifici in giro per l’Italia e dopo aver accumulato esperienze preziose in grandi ed importanti aziende ospedaliere del nord, non possono trattarci così.

Paradossale: è il commento del segretario provinciale FIALS Domenico La Rocca, da sempre vicino agli operatori, che la nostra redazione ha interpellato in merito, che aggiunge: è assolutamente inaccettabile che alcuni operatori socio sanitari, naturalmente destinati ad operare, collaborare e cooperare con gli infermieri, siano invece destinati a mansioni del tutto improprie, venendo impiegati come magazzinieri o peggio facchini.

Ci è stato riferito che alcuni OSS hanno dovuto provvedere di propria iniziativa all’acquisto di calzature antinfortunistica tipiche dei magazzinieri della logistica. Alcuni hanno dovuto imparare ad utilizzare il transpallet per la movimentazione di bancali pesanti diversi quintali.

Tutto questo rappresenta una vera e propria aberrazione. L’operatore nasce come figura di supporto al processo di assistenza infermieristica. E’ una figura fondamentale che deve essere impiegato nel rispetto del proprio profilo professionale nato con la conferenza Stato-Regioni del 22 febbraio 2001.

Davvero i dirigenti ASP confondono gli OSS con gli addetti ai magazzini o pensano davvero di poter utilizzare i propri dipendenti in maniera impropria andando a sopperire di volta in volta le carenze nella dotazione organica?!

In virtù di quanto esposto, chiediamo dunque all’ASP di Messina un incontro urgente e l’apertura di un tavolo paritetico per la stipula immediata di un protocollo per l’inserimento dell’operatore socio sanitario e annunciamo fin da adesso iniziative di lotta per la tutela sia degli operatori che degli infermieri perché dopo anni di attesa vedono sottrarsi una figura preziosa che deve stare al loro fianco.

Nato il CTS: gli Operatori Socio Sanitari hanno il loro comitato tecnico scientifico.

Nato CTS: gli Operatori Socio Sanitari (OSS) hanno il loro Comitato Tecnico Scientifico. Basta con attestati fasulli.

Il 6 maggio 2019 è nato il comitato tecnico scientifico puglia. Esso è formato interamente da operatori socio sanitari e attraverso strategie e obiettivi mira alla valorizzazione professionale della categoria. La nostra presidente Grazia Giangrande ha depositato in consiglio regionale pugliese una legge sugli Oss, essa è già stata approvata in Liguria e in Sicilia e mira ad avere un elenco regionale di categoria.
Come comitato il nostro comune denominatore è la valorizzazione della nostra professione, in quanto confrontandoci con tanti colleghi che lavorano nel settore privato in particolar modo denotiamo con tristezza, le varie problematiche con le quali molti Oss devono convivere. Sono tanti secondo noi contratti di lavoro presenti nel settore privato, tanta anche è la precarietà di molti operatori, altro aspetto e che molti  Oss per lavorare sono obbligati ad aprire partita iva, fino ad arrivare al demansionamento professionale in quanto in molti contesti gli Oss sono chiamati a svolgere mansioni non inerenti al profilo in particolar modo in contesti domestici. Noi vorremmo che finalmente l’Oss sia inquadrato nel settore pubblico come figura sanitaria e non come tecnico, siamo noi che svolgendo mansioni di assistenza di Base siamo a stretto contatto con il paziente, tempestivamente segnaliamo alterazioni della cute, inappetenza, alterazioni della diuresi, stimoliamo il paziente ad usare le proprie capacità residue, ecc,  lavoriamo in equipe e su attribuzione infermieristica o ostetrica.

Troppo ambizioso è chiedere che l’Oss diventi una professione sanitaria?

Lascio alle vostre coscienze una risposta.

Credo che questa figura nata nel 2001 abbia bisogno di una revisione professionale e di maggiori tutele, ancora molte persone non conoscono e non hanno ben chiaro chi siamo. Ci vorrebbe a mio avviso una regolamentazione ferrea della formazione in particolar modo sui corsi a pagamento, basta speculazioni e basta ricevere spiacevoli notizie mi riferisco al suicidio poco tempo fa di un Oss che aveva fatto un corso e poi aveva scoperto di aver ricevuto un attestato falso. Colgo l’occasione per porgere alla famiglia la nostra vicinanza. Invito tutti gli operatori pugliesi a documentarsi sulla nostra “mission” e qualora si ravvedano nei nostri comuni denoninatori ad aderire al nostro comitato. Porgo a tutti colleghi i nostri migliori auguri in occasione delle prossime festività.

Gianfranco Oliveri

Socio fondatore CTS Puglia

Fonte: AssoCareNews.it