L’Operatore Socio-Sanitario, e con formazione complementare, in Centrale di Sterilizzazione.

L’OSS è l’operatore che in seguito all’attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, secondo quanto dettato dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, provvedimento del 22 febbraio 2001,art.6, e precisamente nelle “competenze” riportate nell’allegato B, svolge per quanto riguarda l’aspetto relativo alla Centrale di Sterilizzazione, alcune attività di “preparazione” al processo di sterilizzazione.

Viene specificato, infatti, che l’OSS “sa curare il lavaggio, l’asciugatura e la preparazione del materiale da sterilizzare”.

Nel 2003, con l’Accordo tra il Ministero della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, per la disciplina della formazione complementare in assistenza sanitaria della figura professionale dell’OSS, “è stata approvata la figura dell’Operatore Socio Sanitario specializzato o piu’ propriamente l’Operatore Socio Sanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria (OSSS)”.

Entrando nello specifico della “Sterilizzazione”, bisogna ricordare che tutto il processo, inteso dalla decontaminazione allo stoccaggio dei materiali sterili, è un argomento complesso, per la normativa in materia, l’eterogeneità dei prodotti, la tipologia delle apparecchiature impiegate e non ultimo il livello di conoscenze degli operatori dedicati.

La qualità del processo di sterilizzazione rappresenta una delle armi più efficaci nella prevenzione di agenti causa di malattie infettive in ambito assistenziale e per questo motivo è necessario che le diverse fasi di trattamento dei dispositivi medici da riprocessare siano effettuate in maniera corretta e precisa.

Essendo il processo di sterilizzazione una forma di assistenza “indiretta” al paziente, l’Infermiere si “avvale” della collaborazione dell’operatore di supporto (OSS), agendo insieme e/o trasferendogli l’attuazione di intervento, senza parteciparvi di persona, ma mantenendo la responsabilità del risultato del processo.

Il termine che maggiormente  esprime il processo di trasferimento di un’azione pianificata all’operatore di supporto è “attribuzione”; cioè assegnazione, riconoscimento, fondato su un giudizio, di ciascuna delle mansioni, funzioni o doveri propri di un ufficio, che proviene da un documento scritto o da una norma.

Sostanzialmente, gli strumenti che gli operatori sono tenuti a conoscere, utilizzare ed applicare, sono rappresentati, nella realtà sanitaria, e quindi nella Centrale di Sterilizzazione che in essa si colloca, da:

  • linee guida
  • procedure e protocolli
  • job description
  • istruzioni operative

Nella Centrale di Sterilizzazione, l’OSS, sulla base degli strumenti sopra descritti, attraverso l’esistenza di una prescrizione infermieristica e di una valutazione del contesto operativo, ha una sua “attribuzione”.

Le attribuzioni nelle aree, in cui gli OSS operano, si suddividono come segue:

◊ Accettazione del materiale in arrivo in Centrale di Sterilizzazione.

◊ Identificazione dei containers e del loro contenuto.

◊ Compilazione schede di accettazione (informatizzate o manuali).

◊ Movimentazione del materiale da riprocessare.

◊ Smontaggio dello strumentario articolato.

◊ Pulizia dei dispositivi medici utilizzando:

   → Metodo manuale (ove richiesto dal produttore del dispositivo).

   → Lavatermodisinfettori.

   → Lavaggio ad ultrasuoni (es.:strumenti di microchirurgia)

 ◊ Per tutti i dispositivi medici non immergibili, detersione manuale e asciugatura.

◊ Scarico materiali dalle lava strumenti

◊ Controllo dell’avvenuta pulizia dei dispositivi medici, attraverso gli  indicatori di lavaggio e il controllo dei parametri delle lavastrumenti.

◊ Assemblaggio degli strumenti nel rispetto delle chek list.

◊ Scelta del confezionamento più idoneo: fogli in TNT, container buste, e riscontro, tramite le chek list, degli strumenti da inserire nelle varie confezioni.

◊ Etichettatura dei dispositivi medici da sterilizzare per la tracciabilità del processo tramite sistema informatico o manuale.

◊ Trasporto dei dispositivi medici processati nel deposito sterile.

L’OSS con formazione complementare, oltre alle precedenti attribuzioni, conformemente alle direttive del personale infermieristico, nelle zone pulita e sterile dispone della facoltà di:

◊ Effettuare il caricamento delle autoclavi.

◊ Impostare e registrare il ciclo di sterilizzazione.

◊ Verificare la realizzazione del ciclo di sterilizzazione attraverso la stampa dei dati.

◊ Scarico dalle sterilizzatrici del materiale processato.

L’Operatore Socio Sanitario Specializzato è un collaboratore importante nelle Centrali di Sterilizzazione.

Dopo un periodo di formazione sul campo, si inserisce, di fatto, nell’organizzazione del processo di sterilizzazione.

E’ una nuova figura che può supportare validamente il professionista infermiere, integrandosi in un sistema complesso di “team work”

concorrendo, di fatto, con tutte le altre figure, al raggiungimento dell’obiettivo finale che è quello di fornire al cittadino utente un servizio di elevata qualità.

Reggio Cal. 10.02.2020                             Antonio Mancini

                                                   Coordinatore Centrale di Sterilizzazione

                                                          Grande Ospedale Metropolitano

                                                                   Reggio Calabria

Mancano disperatamente gli OSS, i nuovi visti peggiorano la situazione

L’Oss e il clima organizzativo

Di Rossana Costantino

Avvocato, Assistente sociale, Mediatore civile, Ghost writer, Docente di Tecniche d comunicazione, Elementi di Psicologia ed Elementi di Sociologia presso AIFITEC dal 2011.

In sociologia parlare di clima organizzativo significa avere la capacità di rispondere all’esigenza di valutare l’impatto delle azioni organizzative sui processi di lavoro quotidiani. Questa valutazione avviene in modo concreto grazie alla misurazione dello “stato di salute” di un’organizzazione. Il concetto di clima organizzativo affonda le sue radici nella teoria di campo di Lewin (1951), studioso che concentrò i suoi studi sulle dinamiche di gruppo.  Lewin dimostrò l’esistenza di elementi che nonostante non fossero strutturali, erano in grado di influenzare fortemente le condotte lavorative e i risultati ottenuti dalle organizzazioni stesse. Si sviluppò l’orientamento teorico dell’esistenza di una “atmosfera” capace di avvolgere e “coinvolgere” tutti gli appartenenti ad uno spazio di vita, più semplicemente ad un gruppo. Tale atmosfera di matrice lewiniana è oggi definita come “clima”. Il parallelismo con il concetto metereologico-geografico ci aiuta a rintracciare meglio la definizione di “clima organizzativo”; esso, infatti, indica la percezione di un determinato ambiente da parte delle persone, in grado di condizionare e influire sull’andamento delle attività in quell’ ambiente e sui vissuti di quelle persone. In altre parole, analizzare il clima organizzativo si rivela un ottimo strumento per spiegare e interpretare le condotte lavorative specifiche (D’Amato, Mayer, 2005). Per clima organizzativo s’intende, quindi, ciò che si “respira” nel contesto lavorativo; il clima potremmo dire che regola gli stati d’animo e le dinamiche relazionali dei lavoratori, influenzando tutti i processi organizzativi, dallo svolgimento delle proprie mansioni ai rapporti con i superiori e con i colleghi. Quando il clima percepito dai lavoratori è buono, allora sarà più semplice creare armonia interna che ha effetti positivi sia sul benessere degli individui sia sul raggiungimento degli obiettivi organizzativi. Così il clima organizzativo è importante per consentire all’’OSS di avere un’alta performance lavorativa, e diviene fondamentale qualora non si voglia perdere di vista l’obiettivo dell’esercizio professionale, ovvero la tutela della salute della persona. Il problema centrale riguarda la modalità con cui gli Oss, che sono sottoposti ad una vasta gamma di stimoli nuovi nello sviluppo della loro professionalità, costruiscano percezioni “omogenee” degli stessi e attribuiscano circa i medesimi significati agli elementi più importanti della vita organizzativa del contesto in cui sono inseriti.  Spesso, infatti, il clima organizzativo, soprattutto in ambiente sanitario, rappresenta una percezione condivisa, in cui rientrano le variabili della cultura organizzativa, quali valori, simboli e rituali. Tra gli elementi che caratterizzano il clima organizzativo vi è coinvolgimento, riguarda la percezione che l’Oss ha rispetto al suo grado di partecipazione nella vita organizzativa. Segue la sensazione circa l’importanza del proprio ruolo professionale, che spesso viene percepito prima dall’utenza e solo successivamente dagli altri operatori del sistema.

Un ulteriore elemento è la coesione, che si riferisce alla sensazione di essere un gruppo e una squadra.

L’obiettivo di qualunque operatore del sistema sanitario è tutelare la salute dell’utenza, ma a questa priorità si aggiunge il sostegno, cioè la capacità di offrire supporto sia concreto che morale. Le attribuzioni dell’OSS sono sottoposte all’attività di indirizzo, direzione e verifica del personale infermieristico, ma è anche vero che in una nuova prospettiva questa figura dovrebbe avere una maggiore autonomia, dunque un proprio grado di indipendenza rispetto allo svolgimento di compiti lavorativi e alla presa di decisione. Questo aspetto, in un clima sereno, dovrebbe essere garantito dalla chiarezza dei compiti che vige all’interno dell’organizzazione, nel rispetto della normativa vigente ma anche della corretta collaborazione. Tutto ciò premesso, potremmo dire, il clima organizzativo è molto influenzato da quanto l’individuo sente che la sua figura è accettata, apprezzata, stimata ed è importante per il buon funzionamento organizzativo. Per garantire un buon clima organizzativo sono necessari alcuni cambiamenti organizzativi:

  • Utilizzare un modello organizzativo per obiettivi, non più un modello per compiti
  • Avere un modello concettuale di assistenza
  • Utilizzare in modo formale e visibile il processo di assistenza i e/o i percorsi clinico
  • Assistenziali;
  • Utilizzare criteri, definiti in seno all’equipe
  • Applicare una valutazione della complessità assistenziale;
  • Valutare la formazione acquisita, le conoscenze ed esperienze personali possedute e le capacità del singolo OSS;
  • Utilizzare indicatori per valutare la qualità dell’inserimento dell’OSS nell’equipe assistenziale;

Il Clima organizzativo, quindi, è un costrutto piuttosto complesso, che mette al centro la soggettività del lavoratore e le sue percezioni. In un ambiente sereno, la qualità del lavoro migliora in modo esponenziale.

L’ASSISTENZA DELL’O.S.S. E O.S.S.S. NEI CONFRONTI DEL PAZIENTE SOTTOPOSTO A RADIOTERAPIA

Secondo l’Accordo Stato Regioni 22 febbraio 2001 Gazzetta Ufficiale 19 aprile 2001, n. 91 “ O.S.S.”

E l’Accordo Stato Regioni 23 gennaio 2003 “O.S.S.S.”

 

Il paziente oncologico, può essere sottoposto a radioterapia in diverse regioni del corpo.

  • Le norme generali che l’OSS/OSSS deve praticare a tutti i pazienti sono:
  • identificare i fattori di Rischio;
  • ricevere informazioni da pazienti e caregivers per individuare i bisogni assistenziali ;
  • fornire/garantire agli utenti informazioni laddove siano ridotte , e/o radicate e/o assenti, pensiamo a quanti tabù ci sono dietro la parola “radioterapia” molti pensano che non possono stare vicino agli altri perché sono radioattivi, che non devono lavarsi sulla zona irradiata ( con le dovute conseguenze dal punto di vista odori , sudorazione ecc..!);
  • essere di supporto nella continuità delle cure;
  • limitare lo stato d’ansia del paziente.

La regione testa-collo comprende tutti i tumori dell’encefalo, cavo orale orofaringe, rinofaringe, ghiandole salivari, faringe e laringe.

Nel caso di irradiazione dell’encefalo il rischio maggiore è quello della crisi epilettica, quindi le priorità assistenziali dell’OSS/OSSS consistono nel prevenire le lesioni durante la crisi con degli accorgimenti di seguito riportati:

– posizione laterale

– togliere dalla bocca qualsiasi corpo estraneo (dentiera)

– non sforzare la mandibola ma mantenerla

– sollevare il mento

– inserire un tampone in bocca per evitare che si morda la lingua

– far mantenere una posizione sicura utilizzando dove possibile delle sponde

– non immobilizzare le gambe e le braccia del paziente

– stare vicino ad esso ed assicurargli la privacy

– controllare il livello di coscienza, diuresi e respiro

– assicurare una corretta ossigenazione

 

 

Quando vengono irradiate le altre parti del capo – collo, esempio laringe /faringe, i rischi maggiori sono:

  • – Mucosite
  • – Eritema
  • – Perdita dello smalto dei denti
  • – Riacutizzazione di ascessi
  • – Osteonecrosi

 

Questi sintomi in genere, compaiono dopo 2 settimane dall’inizio del trattamento radioterapico e regrediscono dopo alcuni giorni della fine del trattamento.

 

L’OSS/OSSS in questo caso deve:

  • Assicurare una corretta igiene orale per evitare la formazione di carie.
  • Preservare lo smalto dei denti.
  • Fornire un’adeguata nutrizione.
  • Mantenere un adeguato peso corporeo.
  • Controllare l’adesione da parte del paziente ai protocolli che gli sono stati forniti.
  • controllare ogni giorno lo stato della bocca
  • controllare la secchezza delle fauci
  • controllare la diminuzione di produzione di saliva
  • controllare l’alterazione del gusto
  • controllare che non vi siano disturbi nella deglutizione e reazioni cutanee.
  • controllare 2 volte alla settimana il peso del paziente (lunedì/venerdì).
  • segnalare qualsiasi situazione di disagio all’infermiere .

 

L’OSS/OSSS nella presa in carico del paziente in trattamento radioterapico, deve suggerire alcuni consigli importanti :

  • Bere molto.
  • Fare sciacqui frequenti.
  • Dieta semi liquida.
  • Masticare chewing-gum, ghiaccio e caramelle al limone non zuccherate, proteggere le labbra con miele rosato, migliorare i sapori dei cibi e concentrarsi su essi, non assumere cibi irritanti, salati, agrumi, verdura cruda, crosta di pane, grissini o fette biscottate, assumere alimenti molto idratati per rendere più facile la deglutizione.
  • Evitare fumo e alcolici.

 

L’approccio Olistico, ovvero la presa in carico globale dell’utente garantisce un risultato strategico e vincente.

L’EMPATIA ED IL RIMANDO EMPATICO NELLA RELAZIONE OSS PAZIENTE ANZIANO E BAMBINO MALATO _BOURNOUTL’EMPATIA ED IL RIMANDO EMPATICO NELLA RELAZIONE OSS – PAZIENTE ANZIANO E BAMBINO MALATO _BOURNOUT

L’empatia e’ l’atto attraverso cui ci rendiamo cui ci rendiamo conto che un altro un’altra e’ soggetto di esperienza come lo siamo noi,vive di sentimenti ,emozioni ,compie atti volitivi e cognitivi. Capire quello che sente, vuole e pensa l’altro ,e’ elemento di essenziale importanza nella convivenza  umana , in tutti i suoi aspetti,sociali,politici,morali.Di empatia e rimando empatico si parla in tutti i modi veramente i piu disparati.

La capacità di entrare in sintonia con i sentimenti piu’ intimi dell’altro,dalla gioia,al dolore,alla vergogna è la vera forza di un essere EMPATICO.

L’empatia e’una parola predestinata,sprigiona fascino ed al contempo pero’ puo’ suscutare imbarazzo.Risale alla radice greca pathien (patire soffrire) dalla quale derivano il termine italiano o quello inglese EMPATHY che rimanda al verbo tedesco fuhlen sentire .Ebbene sentire l’altro e’ questo che un bravo/a operatore socio sanitario dovrebbe fare quando si accosta al paziente.Ormai nei testi di formazione professionale per operatori socio sanitari ,sono dedicati capitoli,all’empatia al rimando empatico,ed al distacco emozionale,l’essere operatore socio sanitario,prevede una sorta di fusione tra le competenze tecniche e quelle empatiche.L’ascolto,la postura,lo sguardo,il tatto, il tocco,il sorriso ,sono elementi indispensabili per entrare in empatia con il paziente, sia se ci si trova a svolgere la propria attività in privato,o in una struttura ospedaliera.Soprattutto questo avviene quando l’oss è impegnato nel dedicarsi all’anziano, i doloreentrare dentro al suo mondo con senso di partecipazione concreto,ascoltare il ritmo le pause e anche il silenzio che è risonante, il rumore del respiro ,i borbottii del corpo serve ad entrare in empatia, e l’assistito si sente ,amato,protetto,accompagnato,farlo sentire parte integrante della relazione,è veramente importante per l’assistito.Diverso e piu’ ampio è l’accostamento al paziente bambino,li’ l’operatore entra in un mondo dove deve con garbo e gentilezza vivere un contesto familiare.In questo caso,l’operatore entra dentro il mondo del bambino stesso , ma l’entrare in empatia con l’intera famiglia.Con i sentimenti di rabbia di impotenza di dolore genitoriale ed oltre.Entrare in empatia ed avere queste caratterischiche èun esperienzio sanitario a incredibilmente forte .,che implica un umanizzazione del servizio socio sanitario importante ed ineludibile,essendo l’operatore socio sanitario chiamato a svolgere assistenza diretta alla persona e miglioramento delle condizionidi vita dell’assistito,del bambino e di tutto cio’ che lo circonda.

ecco perchè l’operatore socio sanitario oltre a focalizzarsi sui sintomi fisici,da anni ormai è preso in considerazione soprattutto per la parte empatica relazionale per essere di effettivo aiuto nel migliorare ed elaborare le emozioni del paziente correlate strettamente alla salute.

L’operatore vive emozioni, sentimenti relativi al contesto nel quale opera.Vivono molto spesso,l’ansia del contatto quotidiano con il paziente con la sofferenza di non riuscire a “guarirli”o aiutarli, e a volte questo senso di impotenza  porta loro a vivere dei contraddittori ed a entrare in burnout.

L’oss,come i medici gli infermieri ,gli psicologi,gli avvocati ,gli assistenti sociali ,gli io del fuocnsegnanti,i preti in missione ,i vigili del fuoco i polizziotti i carabinieri,operatori per l’infanzia sono categorie soggette al burnout, che lettealmente significa “BRUCIATO” prorio perchè esistono in questa professione elementi e fenomeni di affaticamento mentale e fisico ,delusioine,logoramento,tutti elementi che sfociano in improduttività,prostrazione e delusione e soprattutto disinteresse per la propria attività professionale tanto è il carico emotivo nella quotidianeità

Non basterebbero fogli per parlare del burnout, che si associa ormai allo stress da lavoro correlato ,il mio intento in queste poche righe è di mettere l’accento su questa professione nobile, ingentilita dalla capacità di entrare empaticamente nell’altro che fa’ dell’operatore socio sanitario una figura di assistenza e di supporto professionale di coscienzae responsabilitàdel progetto assistenziale rivolto alle persone.

 

Claudia Battaglia

counsellor relazionale