Conoscere e scoprire la carriera di OSS

Gli Operatori Socio Sanitari sono la forza trainante della sanità italiana, rappresentano un supporto valido e affidabile in contesti spesso difficili. Sono il mezzo di contatto tra infermieri e paziente e sono in grado di lavorare nei più diversi contesti, dalle strutture pubbliche a quelle private, dalle case di riposo alle RSA, dalle case famiglia alle comunità terapeutiche di tutta Italia.

Gli OSS sono professionisti che scelgono di dedicarsi, con il proprio lavoro, ai pazienti, non ottenendo magari la “gloria” raggiunta da dottoroni e chirurghi super-star, ma impegnandosi quotidianamente e costantemente per mandare avanti con serietà la grande macchina della sanità pubblica e privata.

Questo, però, è ciò che gli OSS rappresentano per gli addetti del settore. Ma cosa vuol dire veramente essere un operatore socio sanitario?

Essere un Operatore Socio Sanitario significa fare una scelta precisa di vita, studiare, esercitarsi e prepararsi a una carriera a contatto con persone, i pazienti, che si appoggeranno a te per tutto, significa duro lavoro e tanto impegno, ma significa anche donare il conforto di un sorriso quando serve, di un braccio a cui appoggiarsi quando si crede di non farcela, di una parola di comprensione anche al più rassegnato dei pazienti. Il lavoro di un OSS non è un lavoro facile, in quanto spesso si è in contatto con persone fragili e di conseguenza non è possibile improvvisare.

E cosa si ottiene in cambio? Oltre all’ovvia retribuzione economica, si ha la possibilità di entrare realmente in contatto con le persone: per ogni sorriso si otterrà un ringraziamento sincero, per ogni parola detta si conoscerà una storia di vita sempre diversa, per ogni braccio messo a sostegno dell’altro si vivrà un’esperienza nuova e sconosciuta. Questi sono i regali che, senza neanche rendersene conto, fanno i pazienti a chi si prende cura di loro con impegno e professionalità.

Quello dell’OSS è un lavoro prettamente pratico e, come tale, serve tanta esperienza che solamente ore e ore di esercitazione e lavoro sul campo possono garantire.

La formazione, fatta bene, fa la differenza e rende competitivi.

Diritti del malato, cosa succede in casi di malasanità

Purtroppo, sempre più spesso la cronaca ci informa di casi di malasanità in ospedale.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le situazioni inaspettate che arrecano danno al paziente, anche se non intenzionali e non desiderabili, rappresentano il 10% dei ricoveri.

Di questi eventi avversi, si può parlare di errore medico solo se il danno era prevenibile. Tuttavia, la Costituzione Italiana sancisce il diritto alla salute e quindi di ricevere trattamenti medici di prevenzione e cura adeguati.

Per ricevere un risarcimento danni, occorrerà richiedere assistenza legale ad uno studio specializzato in malasanità che riuscirà a dimostrare gli elementi che accertano che si sia trattato di un episodio di malasanità.

Questi elementi fanno riferimento a:

▪ colpa medica cioè il sanitario deve aver seguito un comportamento diverso da quello segnalato dalle linee guide e dalle buone pratiche;
▪ danno al paziente, grave e/o permanente, che superi la soglia di gravità necessaria a giustificare un’azione legale;
▪ nesso causale fra comportamento colposo e danno arrecato al paziente.

Sintesi articolo pubblicato sul sito economia.iltabloid.it

Sonnambulismo, ecco perché ci si ritrova a vagare nel cuore della notte

Plazzi (neurologo): «Non è vero che il sonnambulo non può essere svegliato».

«Una parte del nostro cervello è sveglia, mentre un’altra dorme». È così che Giuseppe Plazzi, neurologo, presidente Aims, l’Associazione Italiana Medicina del Sonno, spiega il sonnambulismo. «Una parasonnia – aggiunge – è un fenomeno atipico del sonno che compare durante la sua fase più profonda».


Età di insorgenza e cause

«Spesso il sonnambulismo si manifesta nell’età pediatrica: più del 15% dei bambini soffre o ha sofferto di sonnambulismo durante la sua vita. Due bimbi su 10 – dice Plazzi – continuano ad avere problemi di sonnambulismo anche da adulti, nella maggior parte dei casi a causa di una predisposizione familiare: i genitori sonnambuli generano, molto frequentemente, figli altrettanto sonnambuli».

Quali sono i comportamenti tipici del sonnambulo?

«Vaga per la sua stanza, si mette alla ricerca di oggetti anche sotto il letto, raggiunge tutti i luoghi della casa, coinvolgendo le altre persone che vivono sotto lo stesso tetto. È raro che il sonnambulo sia aggressivo, per cui – suggerisce l’esperto – la cosa migliore è cercare di tranquillizzarlo, convincendolo a ritornare a letto con dolcezza. La rassicurazione è la cosa più importante: non è vero che il sonnambulo non può essere svegliato. Soprattutto, se si trova in una situazione di pericolo, come ad esempio in cima ad una scala, bisogna essere molto prudenti ed assisterlo».

È possibile accorgersi di soffrire di sonnambulismo?

«Questo disturbo – risponde il neurologo – lascia quasi sempre un’amnesia: è raro che un sonnambulo ricordi la sua esperienza, se non attraverso poche immagini sfumate. Questo perché si svegliano solo alcun zone del suo cervello, come quella motoria e affettiva. È dunque consentito il movimento, ma le aree deputate alla coscienza ed alla consapevolezza restano addormentate. La persona che soffre di sonnambulismo potrà accorgersi al mattino che alcune cose nella stanza non sono più allo stesso posto in cui le aveva lasciate la sera precedente o può addormentarsi nel suo letto e risvegliarsi sul divano, senza sapere né come, né quando ci è arrivato».

Rischi e rimedi

«L’unica conseguenza del sonnambulismo è la sonnolenza diurna, non ci sono altri rischi che possono indurre il soggetto a sviluppare delle patologie correlate. Nello stesso tempo, però, non esistono cure, ma solo trattamenti che possono migliorare la condizione del paziente, come anche la psicoterapia. Attenzione ai farmaci – conclude l’esperto – alcuni possono generare un effetto paradosso aumentando gli episodi di sonnambulismo».


Fonte: Sanità Informazione

Fascicolo sanitario elettronico, uno strumento per semplificare e aprire nuove opportunità

“Strumenti integrativi per migliorare processo di cura fuori dall’ambulatorio”

«Il fascicolo sanitario elettronico ci consente di ricostruire il vissuto di malattia e lo stato di salute dei pazienti; la telemedicina di entrare nella loro quotidianità per reindirizzare l’azione verso un obiettivo di salute condiviso»

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Igiene del paziente autosufficiente, il supporto dell’Oss

L’assistenza al paziente autosufficiente durante l’igiene, procedura Oss

Un paziente autosufficiente è pur sempre un paziente. Per questo motivo non va mai abbandonato a sé stesso per tutto il periodo del ricovero ed è compito dell’infermiere, da una parte, e dell’operatore socio sanitario, dall’altra, di seguirlo e guidarlo in tutte le fasi della giornata. Anche durante l’igiene personale in bagno.

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